martedì 1 maggio 2018

Monorotaia Denham

Quest' incredibile opera d' ingegneria industriale del marmo, fu idealizzata dall' ingegnere inglese Charles Denham, proprietario, negli anni '20, delle Cave del Sella, o Cave Piastreta (oggi di proprietà di Ronchieri). Quella su cui è fissata la monorotaia, è una delle più ripide e più lunghe vie di lizza delle Apuane: misura in lunghezza circa 3,5 km, con un dislivello di circa 1270 metri. L'imponenza di questa lizza, l'impressionante lavoro svolto nel costruirla, assieme al ricordo delle fatiche di tutti quei cavatori che vi hanno lavorato, merita l' escursione, che non è affatto banale. E' classificata infatti come EE, con passaggi di I grado, perchè buona parte del percorso è collocato su pendenze che sfiorano il 100%, cioè 45°, inoltre la lunghezza della lizza, che in alcuni punti è anche un pò esposta, richiede nervi saldi, buon allenamento e buona conoscenza del suolo apuano, vista la presenza di ghiaia e di paleo che rende la via scivolosa. E' da percorrere, inoltre, in giornate di pieno sole (visto che la monorotaia e il cemento armato attirerebbero eventuali fulmini) ed in tarda primavera ed estate, evitando mesi piovosi e soprattutto mesi invernali, in cui sarebbe sciocco affrontare una simile escursione. Torniamo alla Monorotaia: il percorso di lizza originale iniziava a Cava Denham, scendeva in Piastreta, Fosso della Piastrella, Fosso del Chiasso, Canale della Buchetta o Pianel Soprano (dove vi arriva un'altra via di lizza proveniente dalle Cave della Buchetta), Canale di Renara, Renara. In un primo momento, visti i diversi fori da "piro" presenti lungo tutto il percorso, la lizzatura veniva svolta con la tecnica tradizionale: la carica di marmo era disposta sopra due o tre lunghi travi di legno e questa specie di rudimentale slitta (la lizza), era calata dall'alto lungo le forti pendenze della via di lizza, mollando via via o trattenendo la carica per mezzo di grossi canopi avvolti intorno a un robusto sostegno ligneo, il cosiddetto piro, fatto di grossi pali infissi nel "foro da piro". Via via che il blocco procedeva nella discesa, i lizzatori, per favorire lo scorrimento, disponevano davanti ad esso i parati, ossia dei travetti di legno resi scivolosi col sapone, una manovra resa rischiosa dall'eventualità di una rottura dei cavi.




I fori da piro lungo il percorso fino a Renara



In un secondo momento poi, venne ideata la monorotaia, che era certamente più sicura ed era al contempo anche meno faticosa, anche se la quantità di marmo caricato era minore rispetto ad una lizza tradizionale. Il sistema era costituito da un carrello motore e da una slitta di carico che correvano lungo una rotaia, fissata su traversine di legno o di ferro. Sulla slitta di carico erano posti i blocchi di marmo: poteva trasportare fino a 11 tonnellate in discesa e fino a 5 tonnellate in salita. La rotaia fu realizzata dalle Officine Meccaniche di Sesto San Giovanni.


L'inizio della monorotaia in località Pianel Soprano

L'impressionante ripidità della via di lizza lungo il Fosso del Chiasso

Via di lizza lungo il Fosso della piastrella, in alto il Monte Sella con la cava, da dove partiva la monorotaia


Quello della Monorotaia Denham fu l'unico impianto di questo tipo ad essere costruito. Questo sistema fu attivo dal 1922 al 1936, quando Denham, in conseguenza delle sanzioni economiche imposte all’Italia a causa dell’invasione dell’Etiopia, fu costretto a lasciare i suoi affari italiani. Nel 1959 Ezio Ronchieri rilevò la ex Cava Denham e ripristinò la monorotaia, che rimase attiva dal 1962 al 1975, quando la strada marmifera che proveniva da Arni, rese antieconomico questo modo di trasportare il marmo. Ezio Ronchieri apportò delle modifiche al tratto finale del percorso: fece terminare la monorotaia al Pianel Soprano, facendolo diventare un poggio caricatore, in modo tale da caricare i camion che arrivavano da Renara, con la strada costruita lungo il Canale di Renara. Con l'abbandono della via di lizza nel 1975, la natura, nel corso di 40 anni, si è ripresa in parte quel che era suo: della strada percorsa dai camion da Renara al Pianel Soprano, ne rimane solo un segmento vicino alla ex Cava di Renara (sopra la stalla del pastore), mentre il resto è franato, a causa delle imponenti fiumare provenienti dai canali circostanti; il percorso della monorotaia è malmesso e inghiottito in alcuni punti dal paleo, in altri punti la rotaia è stata portata via dalla forza dell'acqua; le due slitte di carico sono in deterioramento ma ancora in parte visibili; il Ricovero dei Cavatori, sotto a Piastreta è ancora in buona parte conservato, cosi come la casetta di ricovero della Macchinetta Denham, la Casa dei Macchinari e la Casa del Custode, mentre invece il ponte caricatore vicino al Ricovero dei Cavatori è stato in parte portato via dalla forza delle acque.



La parte anteriore della slitta di carico, in località Pianel Soprano, ancora in parte conservata

La porzione frontale della slitta: si vede ancora il cavo che partiva dall'avantreno e teneva fermi i blocchi di marmo, e il segmento ad H al centro, che poggiava perfettamente sulla rotaia, che veniva ancorata con i due cuscinetti laterali, che permettevano lo scivolamento


Di seguito un'articolo trovato su www.funiforum.org ( tratto da Wikipedia ), che spiega com'era composto il sistema:



"Questo sistema di lizzatura non prevedeva l'utilizzo di nessuno tipo di cavo o catena. Il piano della via di lizza era percorso da una singola rotaia (simile a quella delle ferrovie) fissata su traverse in legno poste perpendicolarmente al piano di discesa.Il sistema di trasporto, come nella lizzatura Ferretti, era composto da un carro di carico e da un carro motore uniti tra loro da una barra di ferro.


Ecco la barra di ferro sulla porzione posteriore della slitta di carico ( immagine presa da www.funiforum.org , in quanto adesso è coperta da detriti)

Sul carro motore era posto anche il sistema frenante composto da cingoli ruotanti orizzontalmente costituiti da una serie di pattini in metallo rivestiti in gomma e sagomati in maniera che aderissero perfettamente alla forma della rotaia. Tramite una barra metallica i pattini erano collegati al carro da trasporto: così facendo era il peso stesso del blocco che li stringeva sulla rotaia generando attrito che faceva rallentare tutto il sistema. Il motore era collegato all'impianto frenante cosicché in discesa potesse gestire la velocità. Il motore poteva essere usato anche per la risalita. Il carro di carico invece non era molto diverso dalla tradizionale lizza. Anche qui erano presenti due longarine a punta rialzata unite tra di loro da barre di ferro. Sotto il piano di carico, erano poste due putrelle (pezzi di ferro o acciaio ricurvi con sezione a H) in ferro, che sagomate con la forma della rotaia davano stabilità a tutto il sistema di trasporto. Le due longarine inoltre davano stabilità al carico evitando che si sbilanciasse da una parte o dall'altra. L'imbragatura del carico era fissata sulle punte delle slitte, così facendo si poteva imbragare saldamente il marmo sul carico. Anche qui come tutte le altre lizzature meccaniche il carro poteva risalire la strada ed essere caricato di tutti i materiali pesanti agevolando la risalita dei lizzatori, anche se non era raro che salissero sul carro i lizzatori stessi evitandosi lunghe camminate".

Sono stati sollevati dubbi circa la tenuta di questo sistema in discesa: alcuni ipotizzano infatti, che il carro motore non avrebbe retto il carico della slitta lungo le pendenze più ripide, e che quindi tale sistema sarebbe stato usato esclusivamente nei tratti di rotaia con minore pendenza, mentre invece, una volta trovatasi a pendenze maggiori, la slitta di carico sarebbe stata calata a corda con l'aiuto di una puleggia motorizzata. Tuttavia mio babbo, ex cavatore in Cava Ronchieri, mi conferma che tutto il sistema andava dalla cava fino al poggio caricatore, a Pianel Soprano, senza ausilio di corde o simili, in quanto era la frizione stessa del motore che gestiva autonomamente l'avanzamento del carico lungo tutta la tratta. Versione confermata anche da diversi libri che ho letto sull'argomento. Di seguito alcune foto del sistema mentre scende da Piastreta:




Foto in bianco e nero scattate da Umberto Mussi, nei primi anni '70


Gli ultimi anni della Monorotaia Denham ( foto presa da www.funiforum.org )


L'escursione

Il percorso è molto bello e fa rivivere quei momenti di lizzatura che oramai restano nelle menti di pochi vecchi ex cavatori. Noi l'abbiamo affrontato con molta calma e attenzione, fermandoci spesso per fare foto e capire a grandi linee il funzionamento di questo sistema. Il tempo impiegato per salire dalla piazzetta di Renara fino alla Casa dei Macchinari è stato di quasi 4h ( contando anche alcune pause ), mentre per la discesa abbiamo impiegato altre 3h circa.

Si raggiunge Gronda (l'ultimo paese prima di Resceto) tramite le indicazioni che da Massa portano a Resceto. Arrivati a Gronda c'è un ponticello che ci porta sulla destra, da qui, in 5' si arriva in località Renara. La strada asfaltata termina presso una grande cava dove estraevano Dolomia ( a sinistra, impossibile non notarla, ha anche una baracca di legno in mezzo ). Si può proseguire a piedi o con la macchina per la via marmifera sterrata che porta a una piazzetta che si apre sul Monte Sella e Passo del Vestito. Qua si parcheggia e si prende a sinistra di ciò che rimane di una grossa sbarra gialla, passando il canale verso la stalla di un pastore. Qua ci troviamo davanti a una vecchia cava di marmo e a terra, su un grosso sasso, è indicato a sinistra, con una freccia, il percorso per la monorotaia ( non prendere a destra per il 42! ). Appena accanto alla ex cava inizia la via cementata percorsa una volta dai camion , la seguiamo. La strada poi finisce diventando sterrata e dopo un pò si deve proseguire su roccette, perchè franata (stiamo risalendo il Canale di Renara). Dopo la strada si riprende un pò e ci porta davanti all'inizio della monorotaia, dove vediamo anche una casetta e la slitta di carico arrugginita ( a destra invece continua il canale che porta alla via di lizza proveniente dalle Cave della Buchetta). Continuiamo lungo la via di lizza seguendo la suddetta rotaia, la pendenza è veramente tosta e sembra interminabile. Dopo circa due ore arriviamo al Ricovero dei Cavatori che si trova sulla destra ( a sinistra invece si va alla Focola del Vento ). Dal Ricovero dei cavatori, si vede ancora la monorotaia che si impenna sulla nostra destra, dopo aver passato un canalone con sfasciumi meccanici. La seguiamo ( qua il terreno è veramente brutto e diventa molto esposto ) fino alla Casa dei Macchinari ( sulla destra e in alto abbiamo la Casa del Custode). Più avanti la via di lizza diventa impraticabile e sparisce, siamo sotto al ravaneto della Cava Ronchieri, in località Piastreta. Il percorso ora continuerebbe un pò a caso per grossi massi su placca fino alla cava (dov'è possibile allacciarsi ad altri sentieri), ma è un tratto un pò pericoloso, quindi abbiamo preferito riscendere verso valle dalla solita via d'andata. La discesa richiede ancora più attenzione rispetto alla salita.

Per l'escursione mi sono documentato qua, previa consultazione al cai: